“La pandemia del coronavirus, con la progressione del flagello biblico, ha ormai assunto i caratteri della tragedia umanitaria globale. La pretesa dell’ideologia sovranista di affrontare il fenomeno globale della pandemia in ordine sparso, Paese per Paese, ognuno per sé, è il virus culturale di complemento al corona virus. È ormai pressochè certa la recessione dell’economia mondiale nel 2020, con il rischio di depressione che assocerebbe alla tragedia umanitaria la catastrofe economica e sociale. Ecco perchè la pandemia rende necessarie risposte straordinarie dei sistemi sanitari già ampiamente provati, ma anche risposte urgenti delle politiche economiche e soprattutto della capacità di innovazione, poiché i suoi effetti di distruzione produttiva, occupazionale, reddituale, sono comparabili alle economie di guerra.

Occorrono strategie sistemiche, convergenti, coordinate poiché l’attacco è totale, alla vita ed alle forme di vita, alle strutture economiche, sociali, culturali del mondo, già messe a dura prova dall’emergenza ambientale, dalla caduta demografica in molti Paesi avanzati, dalla transizione dell’economia digitale e dell’intelligenza artificiale.

  1. Aumentare il debito pubblico per salvare i posti di lavoro

Mario Draghi, con perentoria determinazione, ha sostenuto che nello scenario, assolutamente nuovo, creato dall’emergenza pandemica esiste una sola strategia, obbligata e vincente: l’aumento significativo del debito pubblico. A chi ha dei dubbi Draghi risponde che l’alternativa sarebbe di gran lunga peggiore; essa condurrebbe, infatti, alla “distruzione permanente della capacità produttiva” e, quindi, della “base fiscale” e sarebbe molto più dannosa sia per l’economia, sia per il bilancio pubblico. Draghi, non meno di altri autorevoli economisti, propone dunque una complessiva mobilitazione dei bilanci pubblici, dei sistemi bancari e finanziari, dei sistemi postali per sostenere immediatamente le imprese impegnate a salvare posti di lavoro con nuove linee di credito, finanziamenti, scoperti di conto corrente a tasso zero e con garanzie statali senza onere alcuno per il prenditore, unite al rinvio delle scadenze fiscali. A questa batteria di interventi si aggiunge il sostegno immediato e diretto alla liquidità delle imprese ed al reddito dei lavoratori con operazioni di helicopter money per salvare preventivamente le imprese, l’occupazione, il reddito dei lavoratori, scongiurare i fallimenti e l’escussione da parte delle banche delle garanzie statali.

  1. L’Europa: fra Unione solidale ed implosione

L’Eurozona ha adottato, nel mese di marzo, due provvedimenti importanti:

1)la sospensione del Patto di stabilità e del divieto delle aiuto di stato 2) l’adozione da parte della BCE di una politica monetaria ultra espansiva di emergenza, aprendo di fatto, fra l’altro, la possibilità per l’Eurozona di emettere volumi illimitati di Eurobond acquistati in sede di collocamento dalla BCE che diventa, così, il prestatore di ultima istanza. Ma la strategia del Consiglio Europeo per affrontare un’emergenza mai sperimentata si sta sviluppando esclusivamente all’interno delle regole di flessibilità previste dal Patto di stabilità e dal Fiscal Compact: gli obiettivi di pareggio di bilancio e di governo del debito sono spostati nel medio periodo; lo stesso, eventuale, ricorso ai prestiti del Fondo slava Stati (MES) viene previsto nel rispetto, più o meno attenuato, delle “condizionalità” vigenti. Le implicazioni non dette di questa linea di condotta sono evidenti: terminata l’emergenza i Paesi membri dovrebbero affrontare il percorso di rientro dal deficit e dal debito, inevitabilmente aumentati a livelli rilevanti, con evidenti effetti, non meno drammatici di quelli emergenziali, in termini di insostenibilità economica, sociale, politica che investirebbe gli stessi equilibri delle democrazie. Su questa alternativa fra l’ottusa, pervicace conservazione dell’esistente ed una strategia profondamente innovativa, perentoriamente richiesta da un’emergenza paragonabile ad una guerra mondiale, l’Europa, anche nel suo momento più drammatico, si è divisa. Plastica rappresentazione del duplice fallimento europeo: istituzionale e politico, ponendo all’ordine del giorno l’alternativa secca fra un nuovo ordine politico dell’Unione Europea o la sua definitiva implosione.

  1. Euro bond di 3.000 miliardi e bilancio europeo

Per queste semplici e motivate ragioni la Cisl ritiene assolutamente necessario ed urgente gestire l’emergenza attraverso l’emissione , da parte di una istituzione europea, di Eurobond, titoli di debito europeo garantito dagli acquisti illimitati della Bce, per un valore di 3.000 mld € distinti in due tranche, la prima finalizzata al sostegno dei sistemi sanitari, alla produzione di materiale sanitario ed alla cooperazione scientifica per la ricerca del vaccino; la seconda al contrasto delle ricadute recessive e, tendenzialmente, depressive sulle economie attraverso un Piano straordinario di investimenti in infrastrutture immateriali, fisiche, sociali integrato dai piani di investimenti nazionali stornati dal calcolo del deficit. Decisivi risulteranno gli interventi a sostegno della liquidità delle piccole e medie imprese attraverso la compensazione diretta a fondo perduto dei mancati ricavi, ovvero con operazioni di “helicopter money”. L’unico modo certo per evitarne la chiusura ripartire con un potenziale produttivo intatto, favorire le attese di un ritorno alla crescita in tempi ragionevolmente brevi e gli investimenti conseguenti. Prenderebbe, così, forma e consistenza quella solidarietà di bilancio europea attesa da troppo tempo e finalizzata non a mutualizzare i debiti dei Paesi membri ma a contrastare la tragedia umanitaria in atto e la catastrofe economica e sociale che potrebbe seguirla. E’ sicuramente un primo passo importante ed apprezzabile, la decisione della Commissione Europea di costituire un Fondo Europeo da 100 miliardi di euro per finanziare, attraverso prestiti, gli ammortizzatori nazionali, quali la Cassa integrazione in Italia. Ma è ancora uno strumento insufficiente per affrontare la complessità di questa crisi, compresa la grave emergenza del livello di povertà nel nostro paese, soprattutto per tante famiglie del Sud. Terminata l’emergenza, dovrebbe essere aperta una fase costituente e la strategia del debito europeo attraverso gli Eurobond dovrebbe diventare svolta strutturale, dotando l’Eurozona di un proprio autonomo bilancio, sostenuto da un’autonoma capacità di imposizione fiscale e da una BCE che , in quanto prestatore di ultima istanza, potrebbe acquistare debito europeo all’emissione. Il bilancio sarebbe gestito da un Ministero del tesoro europeo al quale si affiancherebbero altri Ministeri per le funzioni internazionali via, via delegate al livello europeo, dalla difesa, alla sicurezza fisica e sanitaria, all’immigrazione, che risponderebbero al Parlamento Europeo. I debiti sarebbero gestiti con un nuovo Patto di crescita e stabilità fondato su progetti imponenti di crescita del PIL (al denominatore), socialmente ed ambientalmente sostenibili, e su una equilibrata correlazione fra riduzione della spesa corrente ed aumento degli investimenti (al numeratore), così da impostare un percorso di riduzione costante del rapporto fra debito e PIL. La BCE dovrebbe riformare ulteriormente il proprio Statuto estendendo i suoi compiti, oggi limitati alla stabilità dei prezzi, anche alla piena occupazione.

  1. Il nuovo ruolo dei bilanci pubblici nazionali

I bilanci nazionali dovranno integrare, con estrema coerenza, i piani di intervento europeo all’interno della sospensione del Patto di stabilità. Il Governo ha già adottato provvedimenti di immediata risposta all’emergenza ai quali la Cisl con Cgil e UIL ha offerto il proprio rilevante contributo, dal sostegno al sistema sanitario nazionale; alla cassa integrazione ordinaria ed in deroga che coprono, insieme ai Fondi di solidarietà ed al Fondo di integrazione salariale tutti i lavoratori dipendenti sino alle imprese con un solo addetto; ai 600 euro di sostegno al lavoro autonomo, colpito dalla crisi, in tutte le sue articolazioni (dalle partite Iva alle badanti, colf, baby sitter, stagionali, tempi determinati, lavoratori che hanno concluso il sussidio di disoccupazione); al rinvio delle scadenze fiscali e bancarie per le imprese; ai congedi parentali o sostegno al baby sitting per la chiusura delle scuole; all’anticipo ed all’incremento dei Fondi di solidarietà comunali per sovvenire situazioni di povertà e di disagio sociale. Queste iniziative immediate, assolutamente necessarie e talora insufficienti, devono essere potenziate con una manovra forte e strutturale. Oggi è più che mai ineludibile una decisa rimodulazione delle principali voci del bilancio pubblico che si presenta con 900 mld € di spese e 860 mld € di imposte e tasse. In termini quantitativi la manovra dovrebbe pesare per il 4/5% del PIL, in valori assoluti intorno agli 80/100 mld €. Sotto il profilo qualitativo essa dovrebbe operare con spostamenti di spesa pubblica e di imposte e tasse. Il 50% della manovra dovrebbe trovare le coperture all’interno del bilancio, il restante 50% sarebbe finanziato in deficit, nell’ambito delle flessibilità europee emergenziali. Si potrebbero tagliare almeno 20 mld € sugli 80 di Tax Expenditures e 20 mld € di fondi perduti, su un totale di 60 mld, erogati in conto capitale ed in conto corrente. Queste risorse potrebbero finanziare una riforma strutturale dell’IRPEF con sgravi alle famiglie ed ai lavoratori con reddito medio e basso per 45 mld€ ed un intervento sul cuneo fiscale e contributivo per 25 mld € a favore delle imprese, ad esempio, con l’azzeramento dell’IRAP; i restanti 10 mld € finanzierebbero gli investimenti pubblici. Sono, inoltre, inderogabili le semplificazioni burocratico- amministrative per aprire i cantieri di opere pubbliche già finanziate per 110 miliardi di euro ed impiegre, con analoga tempestività, gli 11 miliardi di euro di fondi strutturali europei non spesi.

Altresi’, presentare il Def ad aprile ed approvare a maggio la Legge di bilancio 2021, sarebbe un segnale di forte determinazione all’Europa ed ai mercati.

  1. Il futuro: un colpo d’ala difronte all’abisso

Il progetto di Unione economica e politica europea nacque dopo la catastrofe immane delle guerre mondiali del novecento, Oggi stiamo vivendo l’ora più tragica dopo quei giorni. Per queste ragioni la Cisl ed il mondo del lavoro che rappresenta rivolgono un appello a tutta la leadership europea: la crisi è simmetrica, coinvolge tutti i popoli e non è responsabilità di chi ne porta la pena; la crisi non può essere affrontata con il vecchio schema logoro e perdente dello scontro, del compromesso o dell’immobilismo dettati dal gioco degli apparenti interessi nazionali; l’alternativa fra il primato vitale del comune interesse europeo e l’implosione del progetto europeo nel nome infausto dei falsi interessi nazionali esclusivi, non può che avere una ed una sola soluzione: è il tempo dell’Unione solidale.