Roma, 21 settembre 2020 – Il segretario generale del Sicet Cisl Nino Falotico interviene nel dibattito in corso su come impiegare le risorse destinate all’Italia del recovery fund e chiede che una parte dei fondi sia impiegata nelle politiche per la casa. “Si tratta di un indirizzo che sarebbe coerente con i documenti strategici della stessa UE e con quel ‘piano Prodi’ che prevedeva un massiccio programma di investimenti europei su tre grandi priorità: salute, istruzione e case popolari. Quale migliore occasione del recovery fund – si chiede il segretario del sindaco inquilini della Cisl – per rilanciare nel nostro paese un grande piano casa sul modello del piano Fanfani?”. Tre le priorità secondo Falotico: primo, costruire nuovi alloggi popolari per dare una risposta alle circa 600 mila famiglie ancora in lista d’attesa; secondo, incrementare le risorse destinate alla riqualificazione del patrimonio abitativo pubblico; mettere in campo una politica di incentivi per immettere nel mercato degli affitti 6 milioni di abitazioni sfitte. “Una nuova politica strutturale per la casa, sorretta da un mix di risorse pubbliche e private come previsto dallo stesso ‘piano Prodi’, oltre a dare una concreta risposta al crescente fabbisogno di abitazioni sociali o a canone calmierato, imprimerebbe una spinta notevole alla ripresa del settore delle costruzioni, da troppo tempo boccheggiante”. “La sfida – continua il segretario del Sicet – è ricucire il gap che separa dalle altre nazioni europee nel numero di alloggi sociali destinati alle fasce sociali più fragili, a maggior ragione alla luce dei devastanti effetti sociali provocati dalla pandemia in corso. A fronte dei 5 milioni di alloggi sociali della Francia, il nostro patrimonio abitativo pubblico arriva a stento a 1 milione, anche per effetto delle politiche di privatizzazione degli anni ’90. Oggi è perciò ineludibile che il ministro De Micheli convochi un confronto con le associazioni di categoria per dare attraverso il recovery fund a una cornice finanziaria ben più ambiziosa al suo piano casa, rimasto lettera morta proprio per la penuria delle risorse disponibili. Sprecare anche questa occasione storica per ridare dignità alle politiche dell’abitare – ammonisce il segretario del Sicet – sarebbe un errore imperdonabile”.