Alleghiamo la Relazione della Corte dei Conti sul funzionamento e la gestione del Fondo Sostegno Affitto e del Fondo Morosità Incolpevole approvata con deliberazione del 3 agosto u.s. e successivamente inviata alla Presidenza del Consiglio, alla Presidenza delle Camere, al MEF e al MIT. Si tratta di un’analisi dettagliata riferita al periodo 2014-2020 che viene preceduta da un inquadramento generale della tematica in cui la Corte dei Conti sottolinea come le politiche abitative “sono nuovamente assurte ad un ruolo di primaria importanza nell’ambito delle politiche sociali e di coesione a seguito della crisi del 2009, che ha riacceso i riflettori sul disagio abitativo”. La Corte ricorda inoltre che mentre “a livello europeo il diritto all’abitazione ha una connotazione decisamente più forte”, non altrettanto accade in Italia “sebbene la giurisprudenza costituzionale ne abbia riconosciuto la valenza di diritto sociale attinente alla dignità e alla vita di ogni persona”. Fatte queste doverose premesse la Corte dei Conti individua le principali criticità emerse dall’indagine. In particolare rispetto al FSA viene rilevato che il suo finanziamento con le leggi di bilancio è stato caratterizzato da un trend in decisa contrazione che è sfociato nel suo azzeramento nel triennio 2016-2018 e che parallelamente è andata assottigliandosi la consistenza delle risorse aggiuntive messe a disposizione dalle Regioni e dai Comuni; successivamente soltanto con il “decreto rilancio” emanato a seguito dell’emergenza Covid si è provveduto a ripristinare uno stanziamento significativo. Inoltre proprio per effetto della contrazione dei finanziamenti complessivi vi sono state alcune Regioni (Emilia Romagna, Toscana, Lombardia) che hanno introdotto criteri più stringenti al fine di concentrare gli interventi a favore degli inquilini maggiormente disagiati, cosa che ha contribuito in modo rilevante a determinare una notevole differenziazione dei sussidi erogati su scala regionale (si vedano in proposito i grafici riportati alle pagine 76 e 77, in particolare quelli sull’entità del contributo medio). Rispetto invece al FMI spicca invece come considerazione di fondo che le risorse ripartite nel quinquennio 2014-2018 non sono state utilizzate nel modo auspicato; questo anche perché soltanto una contenuta percentuale (47,5%) di risorse sono state trasferite dalle Regioni ai Comuni, cosa che ha indotto il legislatore a prevedere il recupero delle somme non utilizzate nell’ambito del FSA. Peraltro anche in questo caso si registra una certa disomogeneità degli interventi effettuati su scala regionale che non riguarda semplicemente l’entità del contributo medio ma anche il tipo di soluzione concretamente messo in atto (differimento dello sfratto, contratti rinnovati, contratti rinegoziati a canone inferiore, nuovi contratti a canone concordato). Ben si comprende quindi l’osservazione di carattere generale contenuta a pagina 109 “sull’importanza dell’individuazione di criteri per l’erogazione dei benefici quanto più possibile omogenei sull’intero territorio nazionale ed, in definitiva, la rilevanza della definizione di politiche abitative frutto di un’efficace concertazione fra i diversi livelli di governo”. Inoltre come riportato a pagina 113 “a questo deve aggiungersi la fondamentale importanza dell’implementazione di un sistema informativo in grado di elaborare i dati che le norme avevano affidato all’Osservatorio nazionale sulla condizione abitativa, la cui centralità per la definizione delle politiche abitative tanto a livello nazionale quanto locale è emersa in modo evidente dalle risultanze della presente indagine”. Altre osservazioni critiche di un certo rilievo riguardano la ritardata adozione dei provvedimenti di riparto anche che se ultimamente si è registrata “un’inversione di tendenza confermata dall’accelerazione impressa dai decreti emergenziali adottati dal Governo per l’emergenza Covid che hanno dettato tempistiche stringenti”. La Corte invita infine ad un “profondo ripensamento delle modalità con le quali è stato svolto finora dall’amministrazione centrale -vale a dire dal MIT – il monitoraggio sulla gestione delle risorse di entrambi i Fondi”. Indubbiamente i dati e le osservazioni contenute in questo rapporto della Corte dei Conti costituiscono un contributo importante che non possiamo che apprezzare e condividere. Ciò detto non possiamo non aggiungere quanto già evidenziato nella recente circolare sul riparto del FMI per l’anno 2020 e cioè che, anche qualora la spesa statale per i sussidi fosse molto più consistente di quella attualmente prevista e gestita meglio di quanto finora avvenuto, resterebbe la fondamentale esigenza di intervenire prioritariamente mediante una riforma della Legge 431 del 1998 in grado di ripristinare un certo equilibrio fra le parti contrattuali ed un’effettiva moderazione dei canoni.

 

RELAZIONE CORTE DEI CONTI SU FSA E FMI