“Le famiglie italiane che vivono in affitto pagano oltre vent’anni di politiche di deregulation del mercato. Oggi abbiamo urgente bisogno di ricostruire una rete di protezione sociale per rendere i canoni di affitto socialmente sostenibili. Un primo segnale sarebbe lo sblocco degli oltre 300 milioni già stanziati per i sussidi agli inquilini, inspiegabilmente fermi perché manca ancora il decreto di riparto delle risorse alle Regioni”. Lo ha detto stamane il segretario generale del Sicet Cisl Fabrizio Esposito commentando i dati sulla povertà in Italia pubblicati oggi dall’Istat. Secondo l’Istituto, infatti, “la situazione è più critica per le famiglie che vivono in affitto”. Le famiglie povere in affitto nel 2021 – oltre 889 mila in termini assoluti – sono il 45,3% di tutte le famiglie povere, con un’incidenza della povertà assoluta del 18,5%, contro il 4,3% di quelle che vivono in abitazioni di proprietà.
“I dati Istat – ha osservato Esposito – confermano che in Italia il problema della povertà e quello della casa vanno strettamente a braccetto, perciò le politiche abitative orientate al sostegno dei più bisognosi dovrebbero costituire un perno essenziale della lotta alla povertà. Eppure nel nostro paese, a differenza di altri paesi europei, manca quasi del tutto una politica abitativa per i ceti meno abbienti. Il risultato è che, tra pandemia e inflazione, le famiglie faticano sempre più a sostenere l’attuale livello degli affitti”.
I sindacati degli inquilini sono da tempo mobilitati per chiedere al governo soluzioni strutturali contro l’emergenza abitativa. Lo scorso 1° giugno è ripreso il confronto tra i sindacati firmatari della piattaforma per il rilancio delle politiche abitative (Cgil, Cisl, Uil, Sunia, Sicet, Uniat e Unione Inquilini) e il ministero delle Infrastrutture e della mobilità sostenibili. Le parti sociali hanno evidenziato la necessità di utilizzare tempestivamente i fondi già stanziati per erogare sussidi agli inquilini. Si tratta dei 100 milioni per il fondo per il sostegno agli affitti previsti dal Decreto Aiuti che si vanno ad aggiungere ai 230 milioni inseriti nella legge di bilancio per il 2022 alla voce “interventi per ridurre il disagio abitativo”. Nel corso della riunione il ministero ha garantito un rapido riparto di tutti questi fondi aggiungendo che è ormai imminente l’intesa con la Conferenza delle Regioni e la conseguente emanazione del decreto entro la fine del corrente mese di giugno.
Tuttavia, per il Sicet resta un grande punto interrogativo per il futuro giacché nella legge di bilancio per il 2022 non c’è certezza sui fondi per l’affitto e, cosa ancora più grave, la possibilità di un rifinanziamento pare praticamente esclusa per il 2023 e il 2024 con la previsione di soli 10 milioni di euro. “Il fatto singolare – ha sottolineato il segretario del Sicet – è che lo stesso ammontare di risorse è stato stanziato per istituire un nuovo fondo di solidarietà per i proprietari, appunto di 10 milioni di euro, volto a compensare le perdite derivanti dalla mancata utilizzazione degli immobili occupati abusivamente”.
L’altro nodo per il sindacato inquilini della Cisl è la carenza strutturale di alloggi a canone sociale che costringe migliaia di famiglie a rivolgersi al mercato ordinario con un grave sovraccarico sul bilancio familiare. Secondo uno studio di Federcasa e Nomisma lo stock di alloggi destinati alla locazione a canone sociale ammonta a quasi 800 mila unità, al tempo stesso i sindacati degli inquilini stimano circa 650 mila domande di assegnazione inevase. L’incidenza delle case popolari che vengono assegnate ogni anno a nuovi inquilini rispetto al patrimonio disponibile di edilizia residenziale pubblica è dell’ordine del 2 per cento, con punte massime del 3 per cento nel Nord Est e punte minime inferiori all’1 per cento nel Sud e nelle isole. Si tratta complessivamente di circa 16 mila case popolari quasi sempre riassegnate a seguito del rilascio di vecchi alloggi da parte di precedenti inquilini, mentre gli interventi di nuova costruzione sono all’incirca 1000-1500 e quelle derivanti dal recupero di edifici meno di un migliaio.
Di qui la necessità, secondo il Sicet Cisl, di un piano pluriennale, interamente finanziato con risorse pubbliche, per incrementare significativamente l’offerta di alloggi a canone sociale, cui andrebbero aggiunti i fondi per la manutenzione puntuale del patrimonio di edilizia residenziale pubblica già esistente. Per Fabrizio Esposito “il Piano nazionale di ripresa e resilienza può essere un’opportunità per invertire il senso di marcia nelle politiche pubbliche per la casa. Nel fondo complementare sono stati stanziati 2 miliardi riservati alla riqualificazione del patrimonio di edilizia residenziale pubblica, in particolar modo di quello ubicato nelle zone a maggior rischio sismico, che si vanno ad aggiungere i fondi previsti dal PNRR per la riqualificazione energetica degli edifici che offrono la possibilità di rimettere in buono stato il patrimonio di edilizia residenziale pubblica già esistente”.