In allegato l’ultimo Rapporto dell’Istituto Superiore per la Protezione Ambientale (ISPRA) sul consumo di suolo in Italia che conferma la prosecuzione di un trend negativo con una perdita di oltre 6.000 ettari di terreno nell’arco del 2021. Complessivamente risultano coperti artificialmente oltre 2 milioni di ettari e risulta consumato oltre il 7% del territorio italiano con punte particolarmente elevate in Lombardia (12,1%), Veneto (11,9%) e Campania (10,5%). Tra i Comuni più popolosi si segnalano Torino (con il 65% del suolo consumato), Napoli (63%) e Milano (58%) mentre Roma (23%) è quello in cui è maggiormente aumentato il consumo di suolo fra il 2020 e il 2021 (95 ettari). Particolarmente compromessa pare la situazione dell’area metropolitana di Napoli dove ci sono 90 Comuni con una copertura artificiale superiore al 50% e che in alcune zone è addirittura maggiore dell’80-90%. Come già avvenuto in rapporti precedenti ISPRA ricorda che la legislazione regionale si è rivelata tutt’altra che incisiva in materia di difesa del suolo e sottolinea l’urgenza di una normativa nazionale che garantisca al più presto possibile il raggiungimento dell’obiettivo dell’azzeramento del consumo di suolo. Secondo ISPRA è apprezzabile il fatto che “con il PNRR, nonostante alcuni investimenti come quelli su infrastrutture e impianti da fonti rinnovabili che porteranno evidentemente a un incremento delle superfici artificiali che dovrebbero essere bilanciate da un equivalente ripristino e rinaturalizzazione di aree già impermeabilizzate, il Governo si è impegnato ad approvare una legge nazionale sul consumo di suolo in conformità degli obiettivi europei “ vale a dire con azzeramento del consumo di suolo netto entro il 2050. Ma la speranza è che venga recepito quanto approvato dal Comitato Interministeriale per la Transizione Ecologica che allineandosi alla data fissata dall’Agenda Globale per lo Sviluppo Sostenibile raccomanda il raggiungimento dello stesso obiettivo entro il 2030. In chiusura, per quanto forse del tutto superfluo, teniamo a ricordare che a differenza del cemento la terra con la sua vegetazione genera continuamente nuove risorse (cibo e materie prime) ed è indispensabile per contrastare i cambiamenti climatici. In particolare, oltre a ridurre l’anidride carbonica, la terra e le piante assorbono l’acqua piovana rendendoci meno vulnerabili in caso di alluvioni catastrofiche come quella del maggio scorso in Emilia Romagna. Quindi anche come SICET, per quanto meno autorevoli di ISPRA per ovvie ragioni, dobbiamo rivendicare l’emanazione di una legge nazionale per l’azzeramento del consumo di suolo entro il 2030 e vigilare in seguito sulla sua concreta attuazione.
Rapporto ISPRA consumo di suolo