In allegato alcuni dati statistici forniti dal Ministero dell’Economia e delle Finanze relativi all’utilizzo della cedolare secca nell’anno di imposta 2022. Emerge innanzitutto un incremento di oltre il 9% rispetto al 2021 delle entrate fiscali derivanti dall’applicazione della tassa piatta sugli affitti che nel 2022 sono state di 3 miliardi e 423 milioni di euro. Se ne deduce che il tanto temuto fenomeno della revoca della cedolare per effetto della spirale inflazionistica che si è prodotta dopo lo scoppio del conflitto in Ucraina pare scongiurato; ovviamente saranno poi i dati relativi all’anno di imposta 2023 a darci una definitiva conferma. In secondo luogo appare evidente che l’incidenza sul gettito complessivo della cedolare al 21% per le locazioni brevi è per il momento assai limitata: l’imponibile complessivo è infatti soltanto di 270 milioni mentre nel caso della cedolare secca al 21% per gli usi abitativi ammonta a quasi13 miliardi e in quello della cedolare secca al 10% è di poco inferiore ai 7 miliardi. Ciò chiaramente in ragione del fatto che la cedolare secca al 21% sugli affitti turistici è riservata alle persone fisiche che non svolgono quest’attività in forma imprenditoriale e nel limite massimo di 4 immobili destinati a questo scopo. Ma non si tratta solo del fatto che molti contribuenti non possono neppure avvalersi di questa opzione: evidentemente l’effetto antielusivo della norma introdotta per la prima volta nel 2017 dal Governo Gentiloni non c’è stato e quindi non possiamo non guardare con un certo favore all’istituzione della Banca Dati Unica Nazionale e all’inasprimento delle sanzioni su cui peraltro il Governo e le Regioni hanno appena raggiunto un’intesa per l’emanazione di un apposito decreto nel prossimo futuro. Guardando invece alle sole locazioni a uso abitativo se da un lato continua a diffondersi soprattutto la cedolare secca al 10% rispetto a quella ordinaria, dall’altro si confermano dati troppo diversificati fra le varie Regioni. Naturalmente, poichè gli accordi sono definiti su base comunale, andrebbe raffinata la statistica per comprendere meglio ciascun dato regionale. Ma resta il fatto che tanto disomogeneità conferma già da sola che occorre istituire presso il MIT un Osservatorio Nazionale sulla contrattazione. Ad ogni modo si passa dalla Lombardia – dove l’imponibile per la cedolare secca al 21% ai fini abitativi è superiore a 3,4 miliardi mentre quello per il 10% non arriva neppure a 400 milioni – all’estremo opposto del Lazio dove l’imponibile per il 10% è superiore al miliardo e mezzo mentre quello per il 21% supera di poco il miliardo Fra le Regioni che si collocano nella scia della Lombardia ci sono la Sardegna, il Piemonte e la Toscana; più simili al Lazio invece le altre Regioni interessate dal sisma del 2016 ed evidentemente soprattutto nel caso delle Marche incide anche l’estensione della cedolare secca al 10% a tanti Comuni terremotati.
statistiche MEF cedolare secca anno 2022
Statistiche MEF cedolare secca anno 2022