Sempre di più la nostra attività sindacale deve misurarsi con l’aggravarsi di un’emergenza abitativa derivante dall’evidente divario esistente tra una domanda sempre più estesa, fortemente caratterizzata da persone e famiglie in condizioni sociali e reddituali deboli, ed un’offerta complessiva di alloggi del tutto insufficiente nel settore pubblico ed economicamente insostenibile nel settore privato. Il progressivo abbandono di politiche a favore di una sempre più ampia domanda da parte di famiglie in forte difficoltà economica e la crescente aggressività della rendita immobiliare speculativa hanno impresso alla crisi abitativa una deriva socialmente drammatica. Sul versante dell’edilizia privata si è liberalizzato il mercato e smantellato una qualsivoglia struttura di protezione giuridico-normativa e di equilibrio contrattuale, in un sistema di totale divaricazione tra i valori immobiliari e i redditi delle famiglie. Nel settore dell’edilizia residenziale pubblica si sono abbandonati e sovvertiti i profili e gli obiettivi di servizio attraverso la progressiva riduzione, fino alla scomparsa, di finanziamenti specifici e strutturali per la gestione, la riqualificazione e l’implementazione del patrimonio, nonché la modifica del sistema legislativo, nazionale e regionale, di riferimento. È in questo modello che vanno innanzitutto ricercate le ragioni dell’attuale crisi abitativa, che si ripercuote in modo diffuso su tutto il territorio, non solo nelle grandi aree metropolitane, aumentando i soggetti in condizioni di difficoltà e intensificando i processi di esclusione abitativa. Abbiamo quindi la necessità, oltre che il dovere, di contrastare questo modello e di assumere – sotto il profilo della rappresentanza e nell’ambito della rivendicazione di un sistema di welfare diffuso, efficace ed inclusivo dei diritti – la questione abitativa come affermazione del diritto ad avere una casa dignitosa, stabile ed economicamente accessibile e pertanto di avanzare a tutti i livelli istituzionali le nostre proposte, sostenendole con iniziative sindacali mirate. Siamo consapevoli che si tratta di un percorso faticoso e difficile ma che inevitabilmente deve essere sostenuto, da un lato mediante un importante impegno organizzativo da parte delle nostre strutture a tutti i livelli, dall’altro lato da proposte sindacali chiare e giuste negli obiettivi. Dobbiamo innanzitutto rendere esplicito all’interno del dibattito pubblico sui temi abitativi che non c’è politica nazionale o locale sulla casa che possa incidere sull’attuale crisi alloggiativa, senza fare della riforma della legge 431 del 1998 un punto-chiave della strategia d’intervento per la tutela dell’accesso al sistema abitativo. Nessuna politica di ampliamento dell’offerta pubblica di alloggi o di gestione dell’emergenza abitativa potrà risultare realmente efficace o adeguata se non viene preventivamente affrontato il problema della regolazione del sistema degli affitti privati in vista di un riequilibrio e di un controllo dei valori immobiliari. Ciò premesso indichiamo di seguito alcuni argomenti prioritari, anche se non esaustivi, da porre all’interno del dibattito pubblico e degli eventuali tavoli sindacali e istituzionali di confronto.
EMERGENZA ABITATIVA
1) Per la gestione degli sfratti in esecuzione serve una nuova Legge nazionale di riferimento che preveda:
– la ricollocazione degli sfratti derivanti dalla messa all’asta dell’immobile all’interno delle ordinarie procedure esecutive gestite dagli Ufficiali Giudiziari;
– la graduazione della concessione della forza pubblica per le esecuzioni sulla base di criteri di priorità e bisogno (es. tipologia dello sfratto, tipologia, disponibilità di soluzioni alternative, composizione del nucleo…) con modalità specifiche da definirsi in sede locale attraverso un tavolo di confronto obbligatorio convocato in Prefettura con la presenza anche delle OO.SS. degli inquilini;
– la destinazione ai Comuni di risorse specifiche con l’obbligo di organizzare un’offerta alloggiativa quantitativamente adeguata e coerente con le condizioni socio-economiche dei nuclei familiari sfrattati;
– l’accertamento preventivo e obbligatorio, anche con autocertificazione, dell’avvenuto adempimento da parte del locatore di tutti gli obblighi fiscali riferiti all’immobile oggetto dell’esecuzione;
2) Una dotazione annua complessiva di almeno 250 milioni dei Fondi nazionali per il sostegno all’affitto e la morosità incolpevole, con un radicale ripensamento del sistema normativo rivolto direttamente alle famiglie e non a sostenere la rendita, la semplificazione delle procedure di accesso, la tempestività nell’erogazione dei contributi, un diverso ambito di applicazione nonché un sistema di verifica sull’effettiva efficacia dell’intervento;
3) La costituzione per legge dell’Osservatorio Nazionale e degli Osservatori Regionali e Provinciali sulla condizione abitativa, con la presenza anche delle OO.SS., con una raccolta sistematica e puntuale dei dati e l’elaborazione degli indicatori della situazione abitativa, anche al fine di proporre interventi mirati e proporzionati al reale fabbisogno;
4) Una adeguata provvista di risorse da parte del Ministero dell’Università per la realizzazione di un’offerta alloggiativa specifica per gli studenti fuori sede all’interno dei Piani per il Diritto allo Studio, sottraendo il più possibile questa domanda al mercato privato e alle sue inevitabili dinamiche speculative al rialzo.
SETTORE PRIVATO
1) Si deve riformare la legge 431/98 almeno su alcuni aspetti fondamentali:
– mantenendo esclusivamente il regime del canone concordato, fatti salvi gli immobili di particolare pregio, da definirsi a livello locale sulla base di criteri e modalità preventivamente definiti a livello nazionale che costituiscano norma di riferimento;
– abolendo, in ogni caso, la cedolare secca su tutti i regimi diversi dal contratto ordinario a canone concordato, con particolare riferimento alle locazioni abitative a regime libero e a quelle di tipo turistico;
– reintroducendo una norma specifica di tutela del conduttore sui “patti contrari alla legge” con riconducibilità delle clausole peggiorative per il conduttore al dettato legislativo;
– consentendo la risoluzione del contratto in scadenza esclusivamente per necessità del locatore e quella anticipata soltanto in caso di morosità del conduttore;
2) Costituire presso il MIT un Osservatorio Nazionale sulla Contrattazione, garantendo la presenza delle OO.SS. maggiormente rappresentative a livello nazionale, allo scopo di verificare l’andamento della contrattazione locale prevista dal DM 16/01/2017, uniformarne i contenuti normativi e, in un ambito di stretto controllo della regolarità contrattuale e degli Accordi locali, prevedere eventuali benefici fiscali a favore di Imprese, Associazioni ONLUS, Aziende per il Diritto allo Studio… ecc. che stipulano contratti di locazione a canone concordato per alloggi da destinare a lavoratori fuori sede e altri soggetti in particolare difficoltà che necessitino di una soluzione abitativa ad un prezzo accessibile;
3) Stabilire per legge l’obbligo di tracciabilità dei pagamenti degli affitti e la possibilità di regolarizzare le locazioni di fatto o “in nero”, semplicemente in base alla prova dei versamenti effettuati;
4) Incrementare le detrazioni fiscali previste per gli inquilini in ragione di una maggiore equità rispetto a quanto già previsto in materia di mutui per la prima casa;
5) Rafforzare le misure di garanzia per l’acquisto della prima casa a partire di alcune categorie particolarmente fragili (es. giovani, famiglie monogenitoriali, lavoratori fuori sede che intendono stabilizzarsi…) che hanno difficoltà ad accedere ad un mutuo.
EDILIZIA RESIDENZIALE PUBBLICA
1) Prevedere un piano quinquennale nazionale, con obblighi applicativi anche per le Regioni, per la riqualificazione fisica ed energetica del patrimonio residenziale pubblico e l’incremento dell’offerta abitativa a canone sociale finanziato annualmente con fondi strutturali sui bilanci, oltre che da ulteriori risorse reperite all’interno di finanziamenti comunitari;
2) Definire un sistema degli accessi coerente con le finalità dell’edilizia pubblica, scevro da ogni principio discriminatorio e che abbia come elemento cardine la misura del disagio abitativo e non altri parametri estemporanei nell’attribuzione dei punteggi o delle valutazioni;
3) Contrastare ogni iniziativa di valorizzazione volta a sottrarre gli alloggi di Edilizia Residenziale Pubblica dalle finalità di istituto (es. conferimento a fondi immobiliari, trasformazione in housing sociale, piani vendita, selezione e categorizzazione della domanda…);
4) Garantire la sostenibilità del canone sociale e superare il principio di auto sostenibilità dell’ERP attraverso un finanziamento specifico e compensativo per gli Enti Gestori degli alloggi pubblici e per le politiche di sostegno alle famiglie assegnatarie;
5) Riformare gli Enti Gestori, comunque denominati, salvaguardandone la missione e i profili di servizio, assicurando una gestione efficiente ed efficace del patrimonio pubblico e costituiscano un vero presidio territoriale di risposta celere alla domanda sociale di abitazioni
6) Realizzare una banca dati, nazionale e regionale, del patrimonio immobiliare in stato di degrado e delle aree dismesse e assicurare il confronto con le OO.SS. maggiormente rappresentative dell’inquilinato in relazione alla programmazione della rigenerazione urbana per garantire:
a) quote non marginali per l’ampliamento del patrimonio di ERP rispetto alle volumetrie o alle superfici da realizzare;
b) la necessaria trasparenza in relazione alla gestione degli eventuali alloggi di housing sociale, a partire dall’indizione di bandi pubblici per l’assegnazione delle aree e da una precisa indicazione della tipologia contrattuale e del canone di locazione applicabile ai conduttori.