In allegato il Rapporto annuale dell’Istat sulla situazione del Paese che da un lato sottolinea alcuni progressi significativi dal punto di vista macroeconomico e dall’altro conferma diversi rischi e criticità, compreso quello di un progressivo impoverimento di alcune componenti sociali. Viene ricordato che nell’ultimo triennio, il PIL Italiano è cresciuto del 4,2% e cioè in misura decisamente maggiore rispetto ai principali paesi europei (Spagna + 2,9%, Francia +1,9%, Germania +0,1%) e che a questo si è associato anche un buon andamento del mercato del lavoro, con un aumento dell’occupazione (+2,1% nel 2023 e +2,4% nel 2024) dovuto principalmente alle assunzioni a tempo indeterminato di lavoratori dipendenti e, sia pure in misura minore, ad una crescita del lavoro autonomo. Dati positivi che ad ogni modo non vanno enfatizzati visto che ad esempio se si confronta il 2023 con il 2000 si è accumulato un divario di crescita di oltre 20 punti percentuali rispetto a Francia e Germania e di oltre 30 punti rispetto alla Spagna. Il 2023 ha poi fatto registrare l’ennesimo minimo storico in termini di nascite e diminuisce progressivamente anche l’effetto positivo che la popolazione straniera ha esercitato sulle nascite a partire dal nuovo millennio. Nel contempo le retribuzioni non hanno tenuto il passo dell’inflazione, si è ridotta la propensione al risparmio e c’è stato un impatto maggiore dell’inflazione sulle famiglie appartenenti alla classe di spesa più bassa. Soprattutto è aumentato il peso delle spese per l’abitazione ed in particolare quello per le utenze domestiche: in media ogni famiglia ha speso 1.915,00 € per l’energia utilizzata nella propria abitazione con un incremento di circa 500,00 € in più rispetto al 2021. Questo aumento della sofferenza economica è reso lampante dal peggioramento degli indicatori della povertà assoluta che ha riguardato il 9,8% della popolazione nel 2023, con un incremento di circa tre punti percentuali rispetto al 2014. Incremento della povertà assoluta che riguarda soprattutto le fasce di popolazione in età lavorativa e i loro figli. E infatti sono circa 1 milione e 300.000 i minorenni che vivono in povertà assoluta, con una incidenza nella categoria del 14%, che è decisamente maggiore di quella stimata rispetto a tutta la popolazione. Persistono poi ampie disparità a livello territoriale con le province più forti economicamente (21 province del Nord più Roma e Firenze) che guadagnano popolazione anche in virtù di una maggiore attrattività nei flussi migratori mentre le province più deboli economicamente perdono residenti.
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