In allegato il rapporto OMI 2024 sui dati del mercato delle abitazioni riferiti al 2023. Il rapporto segnala innanzitutto una diminuzione del numero di compravendite con una contrazione di quasi il 10% rispetto al 2022 il che equivale ad una netta inversione di tendenza dopo la ripresa che era seguita al calo del 7% verificatosi nel 2020 per effetto della pandemia. Anche il fatturato per gli acquisti di abitazioni diminuisce di circa il 10% e si attesta ora intorno ai 111 miliardi di euro. Da considerare poi che questo calo non si riferisce tanto al Nord Italia (dove peraltro il valore medio di un’abitazione compravenduta è aumentato nel 2023 di circa 1.400 euro nel Nord Est e di circa 1.600 nel Nord Ovest) ma alle altre zone del paese e risulta particolarmente marcato nel Centro Italia (dove la riduzione del fatturato è di oltre il 14% ed il valore medio di un’abitazione compravenduta è diminuito di 2.800 euro). Le abitazioni acquistate nel 2023 con mutui ipotecari sono state quasi 270.000 con una diminuzione del 26% rispetto al 2022. Si conferma quindi il fenomeno già evidenziato dalle precedenti analisi congiunturali per cui mentre il mercato della compravendita segna una battuta di arresto quello dei mutui ipotecari per l’acquisto di abitazioni è andato quasi in crisi. Evidentemente il mercato della compravendita mantiene una certa vitalità anche e soprattutto grazie alla domanda di coloro che possono permettersi di acquistare l’abitazione senza dover necessariamente ricorrere ad un mutuo. D’altra parte la rata media mensile dei mutui ammonta ora a 702,00 € con un incremento rispetto al 2022 del 12,6 % che evidentemente dipende dal rialzo dei tassi di interesse. Rispetto invece alle locazioni si registra innanzitutto un calo dell’1,1% dei contratti registrati nel 2023 ad uso abitativo mentre vi è un’inversione di tendenza per l’uso diverso da quello residenziale che cresce del 2,1%. A questo proposito, così come del resto rispetto agli altri dati riportati di seguito, va anche considerato che il rapporto si riferisce unicamente agli immobili locati per intero. Ad ogni modo continua a diminuire il numero dei contratti registrati ad uso abitativo e questo conferma fra l’altro che sarebbe necessario limitare la cedolare secca a questo tipo di utilizzo o, meglio ancora, ai soli contratti concordati. Rispetto ai segmenti di mercato si segnala una contrazione dei contratti a canone libero (-1,4%), modesti incrementi per i contratti concordati (da +0,1% per quelli ordinari a +0,3% per i contratti studenti universitari) e un aumento più consistente per i contratti non agevolati con durata da 1 anno e inferiore a 3 anni (+1%). Il segmento dei contratti liberi corrisponde ora al 48% per cento del totale dei contratti registrati mentre quello dei contratti concordati sommati fra loro vale poco meno di un terzo del totale. L’ammontare complessivo dei canoni corrisponde a 5,7 miliardi di euro ed è quindi in crescita rispetto ai 5,5 miliardi dell’anno precedente nonostante sono diminuiti i contratti. Ma sono soprattutto i dati sul canone medio annuo che dovrebbero indurci a fare qualche riflessione visto che nel caso dei contratti per gli studenti universitari (83,7 €/mq) si tratta di un valore superiore a quello per i contratti liberi (75,8 €/mq) mentre in quello dei contratti concordati ordinari (72,7 €/mq) c’è un ribasso che è solo del 4%. Quadro che migliora decisamente se l’analisi viene riferita unicamente alle abitazioni locate nei Comuni ad Alta Tensione Abitativa dove il canone medio annuo per i contratti liberi (95,3 €/mq) è superiore a quello per i contratti agli studenti universitari (86,1%) e soprattutto rispetto a quello per i contratti concordati ordinari (76,2 €/mq). Emergono però nuove contraddizioni se si restringe ulteriormente l’analisi alle otto principali città (tabelle 56, 58 e 60 alle pagine 75, 76 e 77).

OMI Rapporto Immobiliare 2024 – settore residenziale