L’assemblea organizzativa nazionale del Sicet, il sindacato inquilini della Cisl. «Ascoltare i bisogni, organizzare la tutela, fare sindacato» è il tema scelto per l’appuntamento che ha richiamato nella città della Riviera un centinaio tra dirigenti, quadri e operatori del Sicet da tutta Italia. I lavori iniziati nel primo pomeriggio di lunedì 13 novembre, con i saluti del segretario generale della Cisl Emilia-Romagna Filippo Pieri e la relazione introduttiva del segretario generale del Sicet Cisl nazionale Fabrizio Esposito. Martedì 14 la ripresa del dibattito con l’intervento del segretario confederale della Cisl nazionale Andrea Cuccello e le conclusioni di Esposito.
«Questo appuntamento – spiega Esposito – è importante per due ordini di motivi: in primis, perché ci consente di fare il punto sul piano organizzativo in un’ottica di miglioramento continuo della nostra capacità di leggere, intercettare e rappresentare nei territori i bisogni di milioni di famiglie che vivono in affitto; in secondo luogo, è l’occasione per rilanciare la nostra azione sindacale per sollecitare Governo e Parlamento ad adottare misure in favore di un vero welfare abitativo, cosa che in questo paese manca da almeno un trentennio». Secondo il segretario generale del Sicet «la pandemia prima e oggi l’inflazione hanno messo in luce la poca lungimiranza delle politiche di privatizzazione degli ultimi tre decenni. Oggi abbiamo urgente bisogno di ricostruire una rete di protezione sociale per rendere i canoni di affitto socialmente sostenibili, ad incominciare dal ripristino nella legge di stabilità delle risorse del fondo affitti e del fondo morosità incolpevoli che servono come boccata di ossigeno per le situazioni di maggiore fragilità». Per il segretario del Sicet «resta poi inevaso il tema di una gestione socialmente responsabile degli sfratti. L’aumento della povertà, come dimostrano i recenti dati dell’Istat, fa prevedere nei prossimi mesi una nuova impennata degli sfratti e un ulteriore allargamento della platea della indigenza sociale, in particolare nelle aree metropolitane e a maggiore tensione abitativa. Ma non si può pensare di insistere con la sola logica degli interventi tampone: occorre andare alle radici dell’emergenza abitativa che deriva dall’insostenibilità dei canoni di mercato e da un’offerta irrisoria di alloggi pubblici per la locazione a canone sociale». «Servono innanzitutto misure per favorire una maggiore applicazione dei contratti definiti dagli accordi sindacali: dell’eliminazione delle varie flat tax su tutte le locazioni con canoni di mercato, sia quelle ad uso residenziale che gli affitti turistici ai provvedimenti necessari per contrastare le locazioni in nero, come il ripristino dell’obbligo della tracciabilità dei pagamenti e il diritto ad ottenere la regolarizzazione contrattuale in base alla prova dei pagamenti. Servono inoltre risorse da investire per il recupero e l’ampliamento del patrimonio di edilizia residenziale pubblica e sociale, previa definizione dei livelli essenziali delle prestazioni relative al welfare abitativo e dei corrispondenti finanziamenti che devono essere garantiti in concorso dallo Stato e dalle Regioni».
Le conclusioni del segretario generale Fabrizio Esposito che nella relazione ha tratteggiato il quadro sociale in cui si muove l’azione sindacale del sindacato inquilini della Cisl, quadro caratterizzato da un’allarmante crescita delle disuguaglianze sociali: «Se è vero che gli indici di disuguaglianza crescono un po’ ovunque nel mondo – ha evidenziato Esposito – è altrettanto vero che il trend in Italia è particolarmente drammatico e al tempo stesso caratterizzato da un’elevata incidenza della povertà fra la popolazione che vive in affitto. Naturalmente vi sono poi altri fattori concomitanti come ad esempio l’inflazione che nel nostro Paese ha avuto un impatto molto pesante e aggravato non poco le condizioni di vita dei ceti popolari». Tuttavia, ha rimarcato il segretario del Sicet «l’emergenza abitativa viene ancora sistematicamente trascurata o addirittura trattata come se fosse addebitabile alle famiglie coinvolte. Ma sappiamo bene che si tratta invece della conseguenza di scelte politiche sbagliate che risalgono addirittura alla fine del secolo precedente e tuttavia puntualmente riconfermate nell’arco degli ultimi venticinque anni». Secondo Esposito «la totale liberalizzazione dei canoni di locazione e la mancata realizzazione di programmi di edilizia residenziale pubblica sono le vere ragioni dell’emergenza abitativa che puntualmente divampa nei momenti di grave crisi economica e sociale o comunque riaffiora minacciosamente anche soltanto in conseguenza di un taglio dei fondi per i sussidi». Ragion per cui, secondo il segretario del sindacato inquilini della Cisl, «sarebbe ora di cambiare termine e cominciare a parlare di una crisi abitativa di tipo strutturale che rispecchia un clamoroso fallimento dell’intera classe dirigente». A pesare sulla crisi abitativa è anche il boom delle locazioni turistiche che, dopo la parentesi della pandemia, «è ripreso a gonfie vele generando non soltanto un ulteriore rialzo dei prezzi ma anche una contrazione dell’offerta per la locazione residenziale». Il risultato è che le convalide di sfratto per finita locazione e per necessità del locatore sono cresciute del 37 per cento nell’arco di un anno passando dalle 6.080 del 2021 alle 8.327 del 2022. In pratica, «stretti fra un mercato per le locazioni residenziali sempre più inaccessibile, oltre che difficilmente sostenibile, e la mancanza di offerta di alloggi pubblici per l’affitto a canone sociale, proprio gli inquilini costituiscono una delle categorie maggiormente a rischio di povertà ed emarginazione sociale». Aspetto puntualmente confermato dai recenti dati Istat sulla povertà assoluta, particolarmente diffusa tra le famiglie che vivono in affitto. Infatti, secondo l’istituto nazionale di statistica una famiglia in affitto su cinque è in povertà assoluta: si tratta di 983 mila nuclei familiari che rappresentano il 45 per cento di tutte le famiglie in povertà assoluta. Tra le ragioni principali, canoni di affitto troppo spesso fuori portata rispetto alle reali disponibilità economiche delle famiglie che non di rado portano allo sfratto per morosità o alla ricerca di soluzioni di ripiego, a cominciare dalla coabitazione con altre famiglie con relativi problemi per sovraffollamento. Per Esposito sono mancate le risposte politiche alla «gigantesca crepa sociale» che si è aperta nel paese, un vuoto «notevolmente aggravato da un uso improprio della leva fiscale a favore delle locazioni residenziali di libero mercato a cui si aggiunta poi la flat tax sugli affitti brevi e la mancanza di provvedimenti nazionali e locali in grado di mitigare l’impatto delle locazioni turistiche».