In allegato il Piano strutturale di bilancio (PSB) trasmesso dal Governo al Parlamento e che peraltro equivale ad un adempimento dovuto per tutti i paesi dell’Unione Europea che dovranno uniformarsi alle regole di bilancio fissate dal nuovo Patto di stabilità. L’obiettivo del PSB italiano è una correzione pluriennale dei conti pubblici per uscire dalla procedura di infrazione per debito eccessivo nel 2027. Un percorso fortemente condizionato da una spesa pubblica destinata a crescere nei prossimi tre anni a causa dell’eredità del Superbonus e che pertanto rende quasi inevitabile una compressione degli investimenti pubblici nel triennio 2025-2027. Investimenti che fra l’altro dovranno essere prioritariamente indirizzati verso alcune riforme richieste dalla stessa UE per la transizione green e digitale, l’efficientamento del sistema giudiziario, la lotta all’evasione fiscale, la valorizzazione della pubblica amministrazione, il miglioramento della libera concorrenza. Appare, dunque, remota la possibilità di un vero e proprio rilancio del sistema di welfare, a cominciare da quello abitativo che ormai da lungo tempo viene ampiamente trascurato o addirittura subisce gravissimi tagli. Certamente non rassicura quanto riportato a pagina 165 del PSB ed anzi a questo proposito verrebbe proprio da dire “oltre al danno la beffa”. Infatti, esattamente come già avvenuto per legittimare il decreto “salva casa” emanato in prossimità delle elezioni europee, si prospettano soluzioni per ridurre la povertà abitativa che in realtà non sono rivolte a favore delle famiglie maggiormente disagiate. Quanto meno nel caso del PSB si parla di social housing e di misure per la realizzazione di alloggi per lavoratori e studenti fuori-sede. Ma si continua ad equivocare limitando l’attenzione al c.d. “ceto medio impoverito” o comunque ad un segmento specifico della domanda, quello dei lavoratori e degli studenti fuori sede, che è semplicemente il perimetro dell’area dell’emergenza abitativa. E cioè la povertà abitativa vera e propria viene sostanzialmente rimossa e volutamente fatta coincidere con una condizione di minore difficoltà. Evidentemente non basta liquidare tutto questo come il riflesso di una visione ideologica che tende a colpevolizzare la povertà estrema. Si tratta piuttosto della scelta di destinare le poche risorse pubbliche disponibili in una direzione che è di maggiore interesse per il sistema economico e produttivo. Il che non costituisce di certo una novità di quest’ultimo Governo, per quanto ovviamente ciascun esecutivo ha declinato questo principio a modo suo oltre che in base ai vincoli di finanza pubblica. Vincoli che al momento sono particolarmente stringenti, tant’è che anche nel paragrafo successivo dedicato alla transizione energetica viene apertamente dichiarato che gli “investimenti saranno perlopiù assicurati dal settore privato, data l’impossibilità del settore pubblico di far fronte a un fabbisogno così elevato e l’attitudine del mercato a favorire l’allocazione più efficiente dei capitali”. Ciò non toglie che anno dopo anno cresce continuamente il disagio sociale ed in particolare la povertà estrema generata dall’eccessivo costo degli alloggi. E parallelamente aumenta il rischio di tensioni e conflitti sociali sempre più gravi e laceranti. Insomma, questo Governo raccoglie un’eredità che è molto pesante anche sotto il profilo sociale e pertanto dovrebbe affrontare l‘enorme problema della povertà abitativa con la stessa coerenza e lo stesso rigore con cui sta approcciando la questione del debito pubblico.
Piano strutturale bilancio 2025-2029