Fabrizio Esposito è stato rieletto segretario generale del Sicet Cisl. L’elezione è avvenuta al termine dei lavori del IX congresso nazionale che si è tenuto venerdì e sabato scorsi a Riccione. Esposito sarà affiancato in segreteria nazionale da Monica Galassi. Circa 200 i delegati chiamati a rinnovare gli organi dirigenti dell’associazione. È stato un congresso tutto giocato su un doppio registro: diritto alla casa e diritto alla città – non a caso slogan del congresso – come facce della stessa medaglia. Un diritto, quella a casa, per molti ma non per tutti, come dimostrano i dati sulla povertà abitativa in Italia. “Lo stesso rapporto Istat sulla povertà in Italia nel 2020 – ha detto nel corso della sua relazione Esposito – ci ricorda che ci sono oltre 866.000 famiglie povere in affitto che rappresentano più del 43 per cento di tutte le famiglie in povertà, vale a dire oltre il doppio della quota complessiva delle famiglie in affitto. A queste si aggiungono le famiglie povere che stanno pagando un mutuo per l’acquisto della prima casa e che vengono stimate dall’Istat in poco meno del 20% rispetto al totale delle famiglie in povertà assoluta. È chiaro dunque che in Italia il problema della povertà e quello della casa vanno strettamente a braccetto e che le politiche abitative orientate a sostegno dei più bisognosi costituiscono un perno essenziale di una strategia complessiva contro la povertà”, ha sottolineato il segretario del Sicet. Tuttavia, nonostante la dimensione quantitativa e qualitativa del disagio abitativo, nel nostro paese il diritto alla casa fatica ad affermarsi come diritto sociale riconosciuto e tutelato dall’ordinamento. Non a caso il Parlamento Europeo ha approvato nel 2021 una risoluzione che impegna i paesi membri a garantire l’accesso ad un alloggio dignitoso e a prezzi accessibili e a prevenire il fenomeno dei senzatetto. Un risultato raggiunto anche grazie alla pressione delle associazioni degli inquilini associate allo IUT, il sindacato internazionale degli inquilini. “Vista la sostanziale impermeabilità delle istituzioni e dell’opinione pubblica italiana rispetto all’emergenza casa – ha detto Esposito – il ricorso al diritto internazionale rappresenta un’ipotesi da tenere in debita considerazione. Per esempio, recentemente il Tribunale di Roma ha sospeso l’esecuzione di uno sfratto a causa dell’inottemperanza dello Stato italiano alle convenzioni ONU per il rispetto dei diritti umani, convenzioni che postulano la necessità di garantire il passaggio da casa a casa delle persone fragili e il diritto dei minori a non essere separati dai genitori”. Esposito ha richiamato “l’urgenza di realizzare una vasta coalizione sindacale per il rilancio delle politiche abitative. E almeno sotto questo punto di vista i segnali sono decisamente incoraggianti”, ha osservato il segretario del Sicet ricordando “il lancio a marzo di una piattaforma sulle politiche abitative che Cgil, Cisl, Uil, Sunia, Sicet, Uniat e Unione Inquilini hanno inviato alle istituzioni e ai partiti nella speranza di riavviare un confronto ormai improcrastinabile. Piattaforma unitaria che raccoglie le nostre priorità per affrontare il dramma degli sfratti mediante una gestione organizzata dell’emergenza abitativa e il rifinanziamento dei fondi per i sussidi. Rispetto invece alle politiche di edilizia residenziale pubblica, l’accento viene posto sulla definizione da parte dello Stato dei livelli essenziali del servizio abitativo, su un piano pluriennale per incrementare significativamente l’offerta di alloggi a canone sociale e l’utilizzo massiccio del superbonus per la riqualificazione del patrimonio già esistente da parte degli ex IACP e, infine, sulla necessità di far leva sulla rigenerazione urbana per rilanciare l’edilizia pubblica”. Poi c’è l’altra faccia della medaglia: il diritto alla città come diritto a vivere in un contesto urbano e ambientale non degradato. Aspetto che per il segretario del Sicet è strettamente legato al diritto alla casa poiché consumo di suolo, cementificazione selvaggia e dissesto idrogeologico impongono un cambio di paradigma che non può non riguardare anche le politiche abitative: “Per soddisfare l’attuale fabbisogno abitativo ormai è necessario procedere mediante la riqualificazione e il riuso del patrimonio immobiliare inutilizzato, pubblico o privato che sia. Fra l’altro un rapporto del Ministero dell’Economia, riporta che in Italia ci sono quasi sette milioni di immobili ad uso abitativo a disposizione e cioè non locati o utilizzati continuativamente. Ad ogni modo è certo che anche in Italia si impone categoricamente la necessità di fermare il consumo di suolo e di riconoscere la rigenerazione urbana come unica soluzione realmente percorribile in quanto in grado di coniugare la prosecuzione delle attività edilizie con i principali obiettivi di risanamento ambientale e di carattere sociale. E proprio in questo consiste il diritto alla città”.